Il nostro gemellaggio con i ragazzi ebrei, musulmani drusi e cristiani in Israele
Quello che abbiamo fatto riportato da Lisa ..eccolo
Sabato
18 agosto siamo partiti da Trento per Venezia, che, dopo i particolari
controlli abbiamo lasciato con destinazione Tel Aviv. Erano quasi le
dieci di sera e il pullman ci aspettava per portarci a Pequiyn,
villaggio Druso situato sul Monte Meron, dove si trovava l'hotel in cui
avremmo dormito per buona parte della settimana. La mattina
successiva per la prima volta entravamo nel kibbuz Sasa, distante circa
venti minuti di pullman dall'hotel, dove, dopo una calorosa accoglienza
da parte dei ragazzi israeliani che avevamo conosciuto in Italia e dopo
esserci conosciuti attraverso esercizi teatrali, abbiamo cominciato le
prove divisi fra orchestra e teatro. Terminate quest'ultime, abbiamo
pranzato nella mensa comune del kibbuz, dopodichè ci è stato permesso un
po' di relax in piscina, fino alle tre, ora in cui sono rincominciate
le prove che sarebbero terminate solo alle sette. Alla tipica cena drusa
è seguito uno scambio di idee su quanto avevamo visto e imparato
dall'inizio del viaggio fino a quel momento e il rientro in hotel.
Lunedì, tornati a Sasa, abbiamo contiuato con le prove dello spettacolo,
che dopo un fresco tuffo in piscina, sono state riprese la sera.
All'hotel insieme agli amici israeliani ci siamo divertiti cercando di
imparare i balli tipici, un momento di unione e divertimento. Nel corso
dei due giorni di prove, eravamo stati molto a contatto con i ragazzi
del posto e questo ci aveva fatto capire che esistono altri modi di
suonare, altri generi musicali e, secondo me la loro voglia e
determinazione ci aveva spinti a migliorare. Martedì, il giorno del
primo grande spettacolo è cominciato con le prove allo splendido ed
enorme auditorium di Maalot a cui saremmo tornati il pomeriggio per fare
le prove generali. La cena al ristornate del teatro ha preceduto "tu
cresci con la musica", iniziato alle 20.30. Eravamo tutti tesi ed
emozionati, ma anche uniti e con tanta voglia di suonare e recitare.
Cominciate le prime note, il tempo è volato e in pochi attimi sentivo
già i caldi applausi del pubblico e una grande soddisfazione aveva preso
tutti. Il momento finale in cui abbiamo suonato e ballato insieme è
stato il più bello, emozionante, eravamo tutti felici e carichi per lo
spettacolo che era appena terminato. Qella sera, però, partivano anche i
ragazzi israeliani... i saluti tristi dopo due giorni trascorsi insieme
e la promessa di risentirsi. Nel pullman, rientrando all'hotel, si
respirava gioia, la soddisfazione per questo lavoro cominciato molto
tempo prima, faticoso, ma appagante. Nonostante la piccola
incomprensione del giorno precedente, tutto era andato per il meglio. E'
difficile esprimere quello che provavamo con semplici parole, qualcosa
di intenso e allo stesso tempo molto intimo per ognuno di noi. Mercoledì
era programmata una gita in Galilea: abbiamo visitato la Domus Galilee
sul monte delle beatitudini, visto la pietra su cui sono stati
moltiplicati i pani e i pesci e, nel pomeriggio Nazareth con il piccolo
mercatino e la chiesa dell'annunciazione in cui abbiamo assistito ad una
messa. In quel momento ho provato una strana sensazione quasi di
smarrimento che poi avrei ritrovato nel corso del viaggio, forse dovuta
al fatto che mi riusciva difficile immaginare la vita di Gesù nei posti
in cui ora sorge una città e una chiesa che appartengono ai giorni
nostri. Ancora un momento di riflessione e poi la partenza per Akko,
pittoresca e caratteristica città medievale dove uno splendido tramonto
ci ha lasciati senza parole. Dopo la cena e un po' di divertimento sulla
spiaggia della cittadina, siamo tornati per l'ultima notte in hotel. Il
giorno seguente, di mattina abbiamo visitato il Museo dei combattenti
dei ghetti che parla della Shoah, in cui si fondono rabbia, tristezza,
ma anche e soprattutto la speranza e la voglia di ricordare. Con queste
emozioni ci siamo recati agli splendidi giardini sacri e infine a
pranzo. Il pomeriggio, sistemati alla casa per pellegrini del convento
St Charles, abbiamo avuto modo di scambiarci nuovamente idee e
impressioni su quanto stava succedendo. Infine abbiamo cenato e siamo
tornati al convento. Era già arrivato venerdì, il giorno del secondo
spettacolo al teatro YMCA... Nonostante il pubblico poco numeroso,
eravamo molto contenti, carichi ma anche agitati. Secondo me, le
emozioni non erano così forti quanto quelle del primo concerto, forse
perchè non c'erano più i compagni israeliani. Le parole
dell'ambasciatore, gli applausi ci premiavano ancora e quella sensazione
di tranquillità e gioia tornavano in noi. Eravamo un gruppo sempre più
coeso e questo rendeva tutto più semplice. Se questi erano gli stati
d'animo del mattino, il pomeriggio, entrando a Gerusalemme, camminando
per la via dolorosa, entrando nel Santo Sepolcro e pregando al muro del
pianto, un insieme di incredulità davanti ai luoghi scari per fede, di
tristezza, di stupore di fronte agli abiti rigorosi di alcuni ebrei e di
smarrimento mi hanno presa. Dopo la notte al convento, la mattina
successiva, alle 5.30 siamo partiti per Tel Aviv dove, passati i
controlli abbiamo preso il volo per Venezia. Sull'aereo si sentiva la
tristezza di lasciare Israele, di concludere un percorso che ci aveva
dato grandi soddisfazioni e di lasciare qelle persone che ormai erano
diventate familiari, amiche, con cui avevamo costruito o rinforzato dei
legami di amicizia e pace. In conclusione del viaggio, ci è stato
permesso di suonare durante il volo, in cielo, e così, fra le note
dell'inno d'Italia, mamma mia e altri ci avvicinavamo sempre più
all'Italia. Da Venezia, in pullman, siamo giunti a Trento dove ci
attendevano i genitori. Nonostante la stanchezza, alla fine del viaggio
ci siamo salutati, abbracciati , tristi ma arricchiti da quella
settimana e ancora più uniti. Era terminata un'avventura che certo non
dimenticherò mai. Abbiamo conosciuto realtà di completa condivisione
come il kibbuz, modi di vivere diversi dai nostri, grande disponibilità,
cordialità e determinazione, provato emozioni uniche durante i concerti
e avuto l'occasione di vedere i luoghi più sacri della nostra
religione. Un'esperienza meravigliosa che oltre a conoscere nuove
culture ci è servita a crescere, migliorare e capire che la pace esiste,
anche in questi luoghi e che l'arte è uno strumento ottimo per farla
nascere.